Tempo fa una studentessa universitaria marchigiana di 20 anni ha trascorso alcuni giorni di riflessione e preghiera nel monastero delle Monache Benedettine di Fermo. Ecco la sua testimonianza.
Conosco a malapena i nomi delle monache, eppure mi sono sentita sin da subito in una famiglia. Non sarei assolutamente in grado di riprodurre la piantina del Monastero, però sono stata come a casa.
“L’ospite sia trattato come Cristo” recita la Regola Benedettina. Posso confermare che è andata così. Lo schema delle mie giornate - propostomi dai miei responsabili - mi chiedeva di digiunare i primi due giorni e di riposare e scrutare molto la Sacra Scrittura. Io ho anche parlato con la Madre Abbadessa M. Cecilia, le ho aperto il cuore (vizi e dubbi compresi) perché ne avevo bisogno, perché sono stata mandata qui per questa ragione, perché sapevo che lei poteva aiutarmi […]. Avrebbe potuto giudicarmi, ma non lo ha fatto. Si è mostrata disponibile, ha pregato per me, mi ha cercato, mi ha parlato, mi ha risposto…non mi ha chiesto niente e alla fine sono stata io a scoprirmi - sebbene con timore - perché ho trovato una madre […].
La preghiera, che preghiera! Prima di venire ero convinta che sarebbe stato pesante partecipare alla vita delle monache soprattutto per gli orari e la lunghezza della preghiera. Invece ho visto e risento la gioia di lodare Cristo. Tutte quelle sorelle che cantavano le lodi del loro Sposo con dolcezza...avrei tanto voluto conoscere le melodie per potermi unire al loro coro! Poche volte in vita mia non mi è “pesato” pregare, ancora meno mi è capitato di gioire nella preghiera…in questi giorni invece andavo contenta alla preghiera chiedendomi: “Con che voce lo loderanno, oggi?” Anche l’amore che avevano tra loro mi ha colpita. L'anziana, la giovane, la stonata e l’intonata…era un gruppo eterogeneo ma molto affiatato! L’affetto di tutte per le due suore in carrozzina, i sorrisi durante i momenti di preghiera, mi hanno attestato più di mille parole la genuinità e la verità dei loro rapporti. Che bello!
Me lo sono detto tante volte in questi giorni: “Che bello!” Un po’ con paura, un po’ senza comprendere, un po’ con speranza! E se anche il Signore mi ha voluto qui solo per donarmi un po’ di speranza, dopo le tante disillusioni del mondo, già ne è valsa la pena. Già ha avuto senso…vedere che c’è ancora chi riesce ad amare. Chi, più che al perfezionismo, punta alla perfezione, chi riesce a rendere straordinario il quotidiano, in questo, non perde niente. Non perde la maternità perché l’altro è Cristo. Non perde la famiglia perché sono una comunità. Non perde la missione perché niente, nemmeno la preghiera, è fine a se stessa, ma tutto è esaltato secondo il progetto di Cristo. E l’amore si vede nella perseveranza: desiderio di amare l’altro oggi, come sto, anche se sono fragile. Scegliere, nella libertà, il Signore, che per Lui mi ha fatta. Scegliere Lui che ogni volta mi aspettava nel Tabernacolo, quando arrivavo in Cappella. Ho pianto quando lunedì, dopo essermi confessata, ho fatto la Comunione. Lui era lì per me, nonostante i miei peccati, il mio odio, le mie bestemmie. Per me che sono debole, schiava della mia affettività malata e ancorata ai miei progetti. Eppure Lui mi ha perdonata nella confessione; ha pietà di me, come l’ha avuta per Davide. L’ha scelto non perché era perfetto, ma per amore. L’amore è amore proprio perché non si merita. In questi giorni il Signore mi ha fatto una promessa: una promessa di felicità. Il suo progetto d’Amore è enorme e tutto ciò che mi è richiesto è affidarmi, smettere di comportarmi come se fossi io il Dio della mia vita, perché Lui mi conosce e mi ama, mi ha fatta per Sé. Non voglio più vivere per me stessa, voglio dare una forma alla mia vita, per amore del Signore. Voglio avere uno scopo: voglio che sia Lui il mio scopo. In questi 3 giorni di preghiera, ho abbandonato la mia vita e il mio tempo nelle Sue Mani; lasciando indietro problemi, famiglia, studio, amici, progetti…e Lui mi ha benedetta.
Ora ho un memoriale: posso lasciarmi amare per come sono. Si può vivere così.
(Lettera firmata)