Per chiedere preghiere alle Benedettine di Fermo, potete scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: m.benedettine @ alice.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi). Le donne nubili possono chiedere anche di poter trascorrere alcuni giorni di ritiro spirituale nella foresteria del monastero per fare un'esperienza vocazionale.

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mercoledì 6 marzo 2013

Suor Teresa è entrata nell'eternità

La Madre Abbadessa del monastero mi ha comunicato che una benedettina del suo monastero ha terminato il pellegrinaggio terreno ed è entrata nell'eternità.


Carissimo D.,
                       in un piccolo ritaglio di tempo, ti comunico che una nostra cara consorella, Sr. Teresa, ieri sera è volata al cielo: era una monaca di grande preghiera, il suo pensiero spesso era per i sacerdoti, per i missionari, per le vocazioni sacerdotali e religiose. Una preghiera per lei di suffragio.

Un abbraccio fraterno!

Madre M. Cecilia, osb

domenica 10 febbraio 2013

Monache Benedettine di Fermo

Lo scopo di questo blog è far conoscere maggiormente il monastero delle Monache Benedettine di Fermo (Marche). Ciò che apprezzo maggiormente in loro è la pratica della virtù più bella: la carità, la quale è l'emblema dei veri seguaci di Gesù Cristo. Ubi caritas et amor Deus ibi est. Ove c'è carità e amore, ivi c'è Dio.

Sono numerose le ragazze che apprezzano il loro stile di vita e hanno scelto di fare un'esperienza vocazionale nel loro monastero. Una cosa che mi ha sorpreso molto è che le Benedettine di Fermo, pur non potendo fare apostolato fuori dal monastero essendo monache di clausura, riescono ad attirare l'interesse non solo di ragazze marchigiane, ma persino di regioni lontane come il Trentino Alto Adige, il Veneto, la Campania, ecc. È una cosa davvero sorprendente!

Le giovani monache che vivono in questo monastero sono tutte diplomate, e una di esse è laureata in lingue straniere (viene incaricata di effettuare traduzioni in francese per la comunità), la quale avrebbe potuto avere una lusinghiera carriera lavorativa, ma ha preferito abbandonare tutte le vanità del mondo, pur di abbracciare la vita religiosa e divenire sposa di Gesù Cristo.

Le Monache Benedettine sono religiose di vita contemplativa, ma dedicano anche alcune ore al giorno al lavoro per poter provvedere al proprio sostentamento. Ad esempio le Benedettine di Fermo curano un grande orto sito all'interno delle mura del monastero. Inoltre si occupano di alcuni lavori artigianali tra cui la decorazione dei ceri, la confezione di vesti battesimali e tuniche per la Prima Comunione, ma soprattutto si dedicano alla produzione di particole, cioè le ostie che durante il Santo Sacrificio della Messa si transustanzieranno in Gesù Cristo. È un mistero di fede: le apparenze (forma, colore, sapore, ecc.) rimangono quelle del pane, ma con le parole della Consacrazione la sostanza diventa il Figlio di Dio con tutto il suo corpo, sangue, anima e divinità.

Le Benedettine di Fermo hanno molta cura per la Liturgia e fanno largo uso del meraviglioso ed intramontabile canto gregoriano, che è il canto tipico della Chiesa. Dirò di più, cercano di propagare attivamente, tra i fedeli che frequentano il loro monastero, l'amore per questi splendidi canti che edificano assai l'anima.

Le ragazze attratte dalla spiritualità benedettina che desiderano mettersi in contatto con le monache di Fermo per fare discernimento vocazionale, possono scrivere al seguente indirizzo: Monastero Benedettine " San Giuliano", Viale Trento 21, 63023 Fermo. Telefono 0734 228720. E-mail: m.benedettine @ alice.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).

Nella foresteria del monastero viene offerta ospitalità anche a donne che pur non avendo la vocazione religiosa, tuttavia desiderano trascorrere alcuni giorni di ritiro spirituale. Nel silenzio è più facile raccogliersi ed immergersi nella meditazione e nella preghiera.

Per raggiungere il monastero coi mezzi pubblici bisogna scendere alla stazione ferroviaria di Porto S. Giorgio e da lì prendere il bus per Fermo, segnalando all'autista la fermata prossima al Monastero che si trova alla periferia della cittadina.

mercoledì 2 gennaio 2013

Oblata Benedettina

Tempo fa una signora "oblata benedettina" mi ha scritto la sua testimonianza sulle Monache Benedettine di Fermo.

Caro Cordialiter, ho 39 anni, non sono una monaca, né una consacrata, ma una donna sposata con 4 figli, che leggendo le testimonianze sul tuo sito, ho sentito l'esigenza di scriverti e farti pervenire la mia testimonianza che può essere utile (spero) a molte persone che vivono la mia realtà quotidiana.

Da 2 anni sono un'oblata benedettina insieme a mio marito, entrambi frequentiamo da 10 anni il Monastero Benedettino di San Giuliano in Fermo. Posso dirti che 10 anni fa, dopo aver avuto l'ultima figlia col quarto cesareo, ho avuto un periodo di crisi dovuto a stress fisico ed ho sentito l'esigenza di staccare la spina, di ritrovare me stessa: il silenzio e la voce di Dio che spesso nelle avversità della vita ci sembra si allontani da noi o ci abbandoni. Molte amiche e conoscenti frequentavano questo monastero di clausura per immergersi nella preghiera, per fare esercizi spirituali, la lectio divinae ed avere una guida spirituale. Mi dicevano sempre che la pace, il silenzio, la preghiera, il sorriso, l'amore al forestiero erano doni di queste monache; in verità, non credevo a tutto ciò che mi raccontavano, in quanto avevo sempre sentito parlare male delle suore, finché un giorno io e mio marito abbiamo deciso di fare questa esperienza. Dal giorno in cui abbiamo messo piede in questo monastero, ho sentito la chiamata di Dio a vivere la fede, secondo "la regola del Santo Padre Benedetto" in casa mia pur essendo laica.

Questa vita è per tutti coloro che vogliono seguire Gesù, in modo particolare per le ragazze che vogliono consacrarsi a Dio nella vita monastica. Molti e diversi sono i modi per seguire Nostro Signore. Questo è uno dei tanti!

Io e la mia famiglia ci siamo sentiti sempre accolti ed amati da questa comunità monastica. Abbiamo condiviso il lavoro e la preghiera. Le loro giornate sono piene ed intense: cucito, ricamo, ceri, ostie, corone, dipinti, icone ed altro; tutto supportato dai tempi di preghiera stabiliti dalla Chiesa: Ufficio delle letture,S. Messa, lodi, ora terza, sesta e nona, vespro, rosario ed infine la compieta che chiude la giornata.

Una cosa importante non è soltanto la preghiera, ma l'aver trovato nella Madre Abbadessa una persona che sa ascoltare, che accoglie i nostri affanni e le nostre sofferenze e ci guida per andare avanti, accettando la volontà di Dio. La Madre Abbadessa, coadiuvata da alcuni sacerdoti, sostiene corsi di formazione per noi oblati. La comunità accoglie ragazze per discernimento vocazionale e vi assicuro che è fatto in modo serio e disinteressato, per cui mi rivolgo a tutte le ragazze che hanno bisogno di far chiarezza dentro di loro oppure hanno bisogno di aiuto, di imparare a pregare, possono rivolgersi al nostro monastero di appartenenza che sicuramente darà risposta. Così invio l'indirizzo, il numero di telefono e l' e-mail del nostro monastero: Monastero Benedettine " San Giuliano", Viale Trento 21, 63023 Fermo. Tel. 0734 228720 E-mail: m.benedettine @ alice.it (scrivere l'indirizzo tutto attaccato, senza spazi).

(Lettera firmata)

sabato 20 ottobre 2012

Convertito da Dio grazie alle preghiere di suor Raffaella

I mondani, i quali hanno una visione materiale della vita, non comprendono a cosa servano i monasteri di clausura, e spesso criticano le monache contemplative ritenendo inutile la loro esistenza. Coloro che invece hanno una visione soprannaturale della vita, hanno grande stima per le suore di clausura, perché sanno che con le loro preghiere e penitenze ottengono da Dio innumerevoli grazie e conversioni. Sentite questo fatto accaduto anni fa.

Un giorno una donna si recò nel monastero delle Benedettine di Fermo per chiedere di pregare per un suo parente che stava molto male (aveva una grave “malattia spirituale”). Le monache accettarono volentieri di pregare per lui, soprattutto suor Raffaella si impegnò molto per ottenere la guarigione spirituale di quell'uomo, anche se non sapeva nemmeno chi fosse. La missione delle monache di clausura non consiste solo nel ricercare la propria personale santificazione, ma anche di offrire incessantemente a Dio le proprie penitenze e preghiere per il bene delle anime. Ecco perché bisogna avere stima e riconoscenza per le claustrali, le quali immolano la propria vita per la salvezza delle anime e la maggior gloria di Dio.

Anche se ormai anziana e ammalata, suor Raffaella continuava a pregare e offrire sacrifici per quell'uomo tormentato da un grave malessere. Ma per questa zelante monaca, il tempo del pellegrinaggio terreno era giunto al termine, stava per entrare nell'eternità. Nonostante i dolori dell'agonia, continuava a soffrire con cristiana pazienza e ad essere di edificazione per le sue consorelle, alle quali, poco prima di morire, disse: “Vi voglio bene”. Poi, recitando il Salmo 32, “Exultate justi in Domino”, “Esultate giusti nel Signore”, spirò serenamente la sua candida anima.

Il giorno prima della sua morte, quell'uomo per cui aveva tanto pregato, ottenne la guarigione. Ma la notte successiva, mentre stava dormendo, sognò Padre Pio, il quale gli disse di andare nel monastero delle Benedettine di Fermo per ringraziare una monaca appena defunta, che con le sue preghiere gli aveva ottenuto la guarigione.

Il giorno dopo, di buon mattino, quell'uomo si recò dalle benedettine per vedere se davvero era morta una monaca, oppure il sogno era stato frutto di immaginazione. Entrato nella chiesa del monastero, con suo grande stupore vide la bara di suor Raffaella oltre la cancellata della clausura. Si avvicinò il più possibile ad essa per vedere il volto della sua sconosciuta benefattrice. Le altre monache, vedendo quell'uomo che contemplava il feretro, pensavano che fosse un parente della monaca. Una di esse si avvicinò a lui per domandargli se fosse un familiare, e così quell'uomo gli confidò il sogno che aveva avuto la notte precedente. Rimase colpito nell'apprendere che suor Raffaella, pur senza conoscerlo, aveva offerto le sue preghiere e penitenze per la sua guarigione. Da allora è ritornato a vivere più unito a Dio, che lo ha convertito grazie a una fervorosa suora di clausura.

lunedì 15 ottobre 2012

Trascorrere alcuni giorni di ritiro in monastero

Tempo fa una studentessa universitaria marchigiana di 20 anni ha trascorso alcuni giorni di riflessione e preghiera nel monastero delle Monache Benedettine di Fermo. Ecco la sua testimonianza.

Conosco a malapena i nomi delle monache, eppure mi sono sentita sin da subito in una famiglia. Non sarei assolutamente in grado di riprodurre la piantina del Monastero, però sono stata come a casa.

“L’ospite sia trattato come Cristo” recita la Regola Benedettina. Posso confermare che è andata così. Lo schema delle mie giornate - propostomi dai miei responsabili - mi chiedeva di digiunare i primi due giorni e di riposare e scrutare molto la Sacra Scrittura. Io ho anche parlato con la Madre Abbadessa M. Cecilia, le ho aperto il cuore (vizi e dubbi compresi) perché ne avevo bisogno, perché sono stata mandata qui per questa ragione, perché sapevo che lei poteva aiutarmi […]. Avrebbe potuto giudicarmi, ma non lo ha fatto. Si è mostrata disponibile, ha pregato per me, mi ha cercato, mi ha parlato, mi ha risposto…non mi ha chiesto niente e alla fine sono stata io a scoprirmi - sebbene con timore - perché ho trovato una madre […].

La preghiera, che preghiera! Prima di venire ero convinta che sarebbe stato pesante partecipare alla vita delle monache soprattutto per gli orari e la lunghezza della preghiera. Invece ho visto e risento la gioia di lodare Cristo. Tutte quelle sorelle che cantavano le lodi del loro Sposo con dolcezza...avrei tanto voluto conoscere le melodie per potermi unire al loro coro! Poche volte in vita mia non mi è “pesato” pregare, ancora meno mi è capitato di gioire nella preghiera…in questi giorni invece andavo contenta alla preghiera chiedendomi: “Con che voce lo loderanno, oggi?” Anche l’amore che avevano tra loro mi ha colpita. L'anziana, la giovane, la stonata e l’intonata…era un gruppo eterogeneo ma molto affiatato! L’affetto di tutte per le due suore in carrozzina, i sorrisi durante i momenti di preghiera, mi hanno attestato più di mille parole la genuinità e la verità dei loro rapporti. Che bello!

Me lo sono detto tante volte in questi giorni: “Che bello!” Un po’ con paura, un po’ senza comprendere, un po’ con speranza! E se anche il Signore mi ha voluto qui solo per donarmi un po’ di speranza, dopo le tante disillusioni del mondo, già ne è valsa la pena. Già ha avuto senso…vedere che c’è ancora chi riesce ad amare. Chi, più che al perfezionismo, punta alla perfezione, chi riesce a rendere straordinario il quotidiano, in questo, non perde niente. Non perde la maternità perché l’altro è Cristo. Non perde la famiglia perché sono una comunità. Non perde la missione perché niente, nemmeno la preghiera, è fine a se stessa, ma tutto è esaltato secondo il progetto di Cristo. E l’amore si vede nella perseveranza: desiderio di amare l’altro oggi, come sto, anche se sono fragile. Scegliere, nella libertà, il Signore, che per Lui mi ha fatta. Scegliere Lui che ogni volta mi aspettava nel Tabernacolo, quando arrivavo in Cappella. Ho pianto quando lunedì, dopo essermi confessata, ho fatto la Comunione. Lui era lì per me, nonostante i miei peccati, il mio odio, le mie bestemmie. Per me che sono debole, schiava della mia affettività malata e ancorata ai miei progetti. Eppure Lui mi ha perdonata nella confessione; ha pietà di me, come l’ha avuta per Davide. L’ha scelto non perché era perfetto, ma per amore. L’amore è amore proprio perché non si merita. In questi giorni il Signore mi ha fatto una promessa: una promessa di felicità. Il suo progetto d’Amore è enorme e tutto ciò che mi è richiesto è affidarmi, smettere di comportarmi come se fossi io il Dio della mia vita, perché Lui mi conosce e mi ama, mi ha fatta per Sé. Non voglio più vivere per me stessa, voglio dare una forma alla mia vita, per amore del Signore. Voglio avere uno scopo: voglio che sia Lui il mio scopo. In questi 3 giorni di preghiera, ho abbandonato la mia vita e il mio tempo nelle Sue Mani; lasciando indietro problemi, famiglia, studio, amici, progetti…e Lui mi ha benedetta.

Ora ho un memoriale: posso lasciarmi amare per come sono. Si può vivere così.

(Lettera firmata)

sabato 6 ottobre 2012

Notizie storiche

La riforma di Clunj ebbe ripercussione anche a Fermo tramite S. Pier Damiani il quale scrisse le Istituzioni per le monache. Della  riforma abbiamo eco nella generosità dei vescovi di Fermo che fecero donazione di beni e concesso privilegi ai benedettini. Proprio sotto il vescovo Ermanno (1046), proteso ad appoggiare l’opera di riforma, che sorse in Fermo, con privilegio pontificio, un monastero femminile che fiorì e durò in S. Giuliano. In un inventario di S. Caterina infatti si ha memoria di un documento pontificio che diede l’avvio al nuovo monastero fermano. In esso Gregorio VI (1045-1046) da’ facoltà a Teresa Bonanni del monastero di S. Caterina di ricevere in detto monastero le giovani aspiranti, indipendentemente dal Vescovo. Questo privilegio concesso al Monastero di S. Caterina di Fermo è il più antico documento che si collega con l’attuale cenobio di S. Giuliano.

Nel secolo XII la dispersione è tale che anche la storia della città di Fermo in tale periodo resta oscura. Abbiamo un atto del Vescovo Ugo (1216), il quale scrive alla “vergine consacrata a Dio Costantina” (che aveva curato la ricostruzione del monastero di S. Caterina per renderlo più solido e spazioso). In questo atto il vescovo concedeva protezione alle monache, ordina che in ogni tempo il luogo di S. Caterina appartenga all’ordine monastico femminile di S. Benedetto, stabilisce che tutti i beni siano inviolabilmente tutelati e mantenuti. La disciplina regolare, il numero delle vergini consacrate a Dio, la vita virtuosa delle seguaci di S. Benedetto, la loro alacrità che fioriva e fruttificava santamente aveva enorme potenza di irradiazione tanto che governanti e dignitari ecclesiastici volevano che le monache potessero vivere senza difficoltà la loro consacrazione. Lasciti, testamenti vari fanno pensare che il monastero fosse cresciuto; il suo splendore fu oggetto di attenzioni anche da parte dei sommi pontefici. Nel 1230 Benedetto XII tutelava i lavoratori del Monastero, verso la metà del sec. XIV poi, Innocenzo VI confermava alle monache i privilegi e le indulgenze loro concesse e ribadiva che erano esenti da tasse. Trasformandosi nel XIV sec. Il comune di Fermo in signoria, si registrarono discordie e guerre devastatrici tra la città di Ascoli e quella di Fermo. In questo periodo Giovanni Firmani fu delegato dal Papa Martino V (1417-1431) a visitare e correggere le monache; sempre il vescovo Giovanni commissionò alle monache la miniatura di un messale che ancor oggi è ammirato per la finezza delle immagini e la delicatezza dei colori, testimonianza di un alto interesse per la vita liturgica. Devastazioni, usurpazioni e furti portarono alla decadenza del monastero di cui s’impossessarono canonici lateranensi dell’ordine gerosolimitano di S. Lazzaro, cioè dei cavalieri di Malta. Ciò fu possibile perché il Papa, dietro pressione dei nobili fermani e nell’intenzione di favorire l’ordine dei cavalieri di Malta, che sarebbero stati un punto di forza per la nuova crociata in Terra Santa, emise una bolla che stabiliva che le monache abbandonassero la sede di S. Caterina e trovassero riparo in altri conventi. Verso la metà del sec. XVI ottennero una nuova sede presso la chiesa di S. Giuliano appartenente al monastero di Fonte Avellana. Si sa che mons. Maramonti (27/5/1573) facendo la visita di questo monastero trovò che in esso si osservava la regola di S. Benedetto e che le monache godevano di ottima fama. Inoltre il vescovo Felice Peretti si interessò perché il Monastero si informasse alle nome prescritte dal Concilio Tridentino. Il Monastero prosperò e le monache, quasi tutte nobili fermane, divenute esempio per la loro virtù, meritarono che il card. Paracciani ne ordinasse e ne eseguisse la solenne consacrazione. Siccome la loro chiesa era troppo angusta impetrò un indulto pontificio in forza del quale le religiose potessero accedere alla chiesa metropolitana dove il 2/9/1770 si compì il sacro rito. Un’ altra data importante nella storia del Monastero è il 17/5/1857 che vide ospite delle monache il santo papa Pio IX.

Espulse da questo monastero nel 1864, per opera del governo italiano, trovarono asilo nell’antico monastero di S. Pietro vecchio, Fedele alla tradizione benedettina, la comunità si è dedicata al servizio dell’accoglienza di persone che vengono al Monastero per imparare il silenzio, la preghiera, frastornati come sono dal rumore, dal chiasso, dall’inflazione di parole inutili ed insulse, per ascoltare l’unica Parola, quella di Dio.